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Ma chi può dirsi futurista? "Chi pensa e si esprime con originalità, forza, vivacità, entusiasmo, chiarezza, semplicità, agilità e sintesi. Chi odia i ruderi, i musei, i cimiteri, le biblioteche, il culturismo, il professoralismo, l'accademismo, l'imitazione del passato, il purismo, le lungaggini e le meticolosità. Chi preferisce alle tragedie e al dramma dei teatri silenziosi il caffè-concerto dove gli spettatori fumano, ridono, collaborano con gli attori senza solennità, tetraggine e monotonia…" Con queste parole un volantino di nozioni elementari diffuso da Marinetti ed Emilio Settimelli cerca di comunicare agli inizi del secolo gli obiettivi e gli umori dell'avanguardia.

In effetti la guerra al passatismo è stata totale e assoluta. Il culto pedissequo del passato è il punto di riferimento polemico del futurismo, la sua pars destruens, nella quale si può trovare facilmente un accordo con tutte le avanguardie del secolo. La polemica antiaccademica si estende progressivamente dalle arti diventando contestazione del sistema, delle istituzioni politiche, VELOCIPETEdella moralità corrente. Questo aspetto accomuna storicamente il futurismo con il dadaismo, la lotta contro il peso del passato inteso come vecchiume finisce per giungere ad una concezione che riduce il presente ad un istante bruciato nella corsa verso il futuro.
Ma attenzione a non fraintendere la costante polemica del futurismo di Marinetti nei confronti della tradizione, che non va intesa come rifiuto delle radici tout court, ma come continua sfida dinamica, come voglia spregiudicata di costruirsi un destino indipendentemente dai padri. Sono molti gli atteggiamenti del futurismo assurti a simbolo e svuotati del significato originale nel corso dei decenni oppure manipolati dalla critica letteraria successiva: Anche la vulgata che vorrebbe il futurismo misogino va ripensata. Non è un'avversione all'universo femminile in quanto tale quella che Marinetti e gli altri professano, ma un disprezzo verso la donna ideale, la femme fatale. Insomma i futuristi non sono contro la donna, contro un certo tipo di donna e non sono contro l'arte delle donne, ma contro l'arte che è femmina. I futuristi disprezzano, com'è naturale, i prototipi dannunziani e
FORTUNATO DE PEROfogazzariani, l'amore inteso come ossessione romantica che "ostacola la marcia dell'uomo" e il dongiovannismo dell'epoca.

Verdone nei suoi studi sottolinea che "la furia ribellistica e anarchica dei futuristi si scarica dunque, e anche con ira, contro tutti i tabù di una borghesia ipocritamente puritana. Maria Betuda canta la donna del trivio".
Tornando alla rivoluzione artistica del futurismo, va sottolineato che, prima ancora che al prodotto dell'opera d'arte, i futuristi pensano al procedimento con cui viene realizzata, e al comportamento dell'artista che deve essere radicalmente modificato: non adulazione, ma disprezzo del pubblico, con l'unica preoccupazione dell'originalità dell'opera. Il sentimentalismo intellettuale deve sparire, e questo aspetto non deve apparire eccessivo se pensiamo allo stato di vuoto artificio e afettata romanticheria delle arti di fine ottocento. L'opera d'arte di Marinetti non è altro che un accumulatore di energia celebrale: deve essere o frusta o dinamite. Il genere dell'opera artistica di per sé non ha alcun valore, può acquistarlo per le condizioni ambientali in cui è prodotta e nelle quali è destinata ad agire. "Noi vogliamo - scrive Marinetti - che l'opera d'arte sia bruciata col cadavere del suo autore."
Il futurismo non si limita al campo letterario ed artistico, ma interviene in tutte le manifestazioni dell'uomo: dopo aver aggredito il "tè-tango" dei borghesi vuole un nuovo gusto e quindi anche un nuovo abbigliamento, svalutata la pastasciutta, Marinetti e i suoi lanciano una nuova cucina futurista. In questo senso si può dire che il futurismo rientra in pieno nella tradizione nazionale, anche il romanticismo e il realismo italiani - per quanto diversissimi - non erano stati movimenti puramente letterari, ma erano intervenuti nella vita per cambiarla. Quest'ultimo aspetto è certamente la dimensione che ci è più cara ed è proprio lo spirito di sfida e di ribellione, il dinamismo e l'elettricita'.

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