Andiamo diss'io, andiamo, amici! Partiamo, finalmente, la mitologia
e
E' impossibile avvicinarsi a Filippo Tommaso Marinetti,
cercare di cogliere lo spirito della Caffeina d'Europa senza prima dare
uno sguardo all'epoca e al contesto politico-sociale nel quale operò
dando vita, insieme, ad una pattuglia di amici, alla straordinaria esperienza
futurista. Noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita. E' questo lo spirito della crociata antipassatista del futurismo che permeò di sé tutte le forme artistiche e i modi di essere: vita pubblica e privata, famiglia e scuola, poesia, filosofia, scienza. Ribaltamento dei valori tradizionali, desiderio di sperimentazione, sono questi i cardini della rivoluzione estetica ed etica del futurismo contenuti nel manifesto tecnico della letteratura futurista del '12, e seguito, l'anno successivo, da un articolo di Marinetti, pubblicato sulla rivista Lacerba e intitolato significativamente "Dopo il verso libero le parole in Libertà": Il fondatore del futurismo immagina che l'ideazione della propria teoria stilistica avvenga durante un volo in aeroplano. Distruzione della sintassi, abolizione della punteggiatura, introduzione di simboli matematici, uso costante di procedimenti analogici, ricerca dell'inaspettato e dell'inconsueto. La poesia diventa azione, schiaffo, sberleffo nei confronti del lettore-spettatore. Non è questa la sede per rintracciare i mille ili dell'esperienza futurista né ci interessa addentrarci nella lezione strettamente letteraria, pittorica o architettonica del movimento nato con Marinetti, piuttosto stabilire alcune coordinate entro le quali muoverci per cogliere l'esperienza pazza ed inebriante di un'avanguardia che, nonostante alcuni limiti oggettivi, conserva un fascino immutato e rappresenta una dimensione atemporale e quindi sempre attuale dell'uomo.
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