IL NOME MULTIPLO DI UMBERTO ECO
L'egemonia culturale della sinistra da Gramsci a Internet
Il deludente spettacolo della politica italiana e' ben presente
a tutti. Proviamo a sbirciare nel retro del palcoscenico, dove i partiti
di governo progettano le loro azioni e la loro immagine: la sinistra e'
davvero cosi' genuina e schietta come da a credere? Quali sono le sue strategie
mediatiche e di disinformazione? Chi sono e cosa fanno le eminenze grigie
dell'Ulivo? La televisione e' davvero un'arma politica? Intanto lo spettro
di Gramsci torna ad inquietare l'Italia, al centro delle trame culturali
dell'intelligencija di sinistra, che coinvolgono i massmedologi illiberali
dell'Ulivo, la semiotica sovversiva e profana di Umberto Eco e la sua ultima
creatura: Luther Blissett. Eco ne sa qualcosa? La scuola materialista si
diffonde: i centri sociali e i movimenti "alternativi" conquistano
la cultura di massa.
INDICE
Questo pamphlet compare non firmato per ragioni che comprenderete
appieno solo nella lettura. Si asseconda il tradizionale anonimato per allontanare
dalla discussione logiche personali e di appartenenza, per fare in modo
che il testo possa circolare il piu' liberamente possibile. Lo si e' fatto
a malincuore, ma capirete che si e' voluti ricorrere alle stesse armi e
alla stessa strategia gia' ampiamente adottate da altri sul campo. Poi,
calmatesi le acque, se ne rispondera' di persona.
Questo pamphlet e' dovuto soprattutto all'accortezza con cui alcuni giovani
hanno saputo seguire gli eventi e la temperie culturale della modernita'
e hanno consigliato e guidato chi ha steso questo testo.
1. UNA INTRODUZIONE ALLA POLITICA
ITALIANA
Un breve scorcio sull'Italia di fine secolo: nel marzo 1994, Silvio Berlusconi,
a capo di Forza Italia, vince le elezioni politiche alleato con Lega Nord
e Alleanza Nazionale. Per la coscienza della sinistra italiana non e' una
semplice sconfitta: e' invero un trauma morale, un delitto politico. E'
l'inizio di un retorico vittimismo: Berlusconi, dicono, ha vinto grazie
al controllo politico delle sue televisioni, manipolando le coscienze di
migliaia di italiani e distorcendo i fatti. Si cominciano a conteggiare
i secondi di esposizione in tv di ogni singolo partito politico. I giornali
schierati con i Progressisti, in coro, dipingono per l'Italia un futuro
di consenso di regime. Questo il clima che si respirava.
Oggi, nel 1997, a distanza di tre anni non si puo' non notare come la campagna
demonizzatrice della televisione fosse stata per buona parte indotta ed
esasperata. Il popolo della sinistra penso' quello che i media e gli alti
papaveri vollero che pensasse: era la strategia a suggerire di propagandare
che Berlusconi avesse vinto con la forza della televisione, violando le
regole del confronto democratico e minando seriamente il futuro della democrazia
in Italia. Si trovo' un modo di demonizzare il nemico. Di controcanto la
sinistra eresse la maschera della Purezza, della sincerita' dello spirito
del popolo, del Volksgeist di cui pretende di essere la custode e la rappresentante.
La sinistra si pianse addosso come martire della verita' aggirata dalle
simulazioni del marketing, dell'impegno politico genuino, della propaganda
fatta porta a porta contro i potenti canali televisivi da cui era ostracizzata,
della sincerita' politica contro le illusioni del Polo delle Liberta'. Il
PDS, si disse, non nasconde nulla: e' trasparente fino al fondo (nero).
Forza Italia e' il partito virtuale, erede degli ex-socialisti (che oggi
sono nell'Ulivo).
Ad un anno dalla vittoria dell'Ulivo alle elezioni dell'aprile 1996 cosa
e' rimasto del teorema riguardo all'influenza della televisione? Come ha
fatto l'Ulivo a vincere senza l'appoggio delle televisioni di Berlusconi?
I Progressisti e l'Ulivo sono davvero cosi' puri e genuini come dicono di
essere? Come si comportano ora che sono al governo? Cosa si cela dietro
la loro immagine e dietro il loro "buonismo" ipocrita? E soprattutto
quale e' il ruolo dentro la coalizione di centro-sinistra di massmediologi
in ombra come Umberto Eco, Roberto Grandi, Omar Calabrese, Carlo Freccero?
Questo testo si prefigge di analizzare in profondita' aspetti ancora poco
compresi della cultura e della politica in Italia, sollevando maschere e
aggirando dissimulazioni, mostrando le vere strategie e i veri contenuti
della tradizione materialista in Italia. A questo proposito, occorre abbandonare
l'idea della centralita' della televisione nella lotta politica e affrontare
cio' che e' veramente influente: la cultura dominante in tutti i suoi aspetti.
E si puo' dire che se la televisione favorisce la diffusione di qualcosa
e' proprio della cultura di massa tanto cara a certi intellettuali.
Una certosina opera di disvelamento, una breccia attraverso cui penetrare
i bastioni della roccaforte della cultura di sinistra e disturbare il sonno
di un personaggio della mole di Umberto Eco. Una inaspettata e scomoda controffensiva:
ovvero l'avvistamento previdente di una nuova creatura della scuola materialista:
tale "Luther Blissett", sigla ormai nota agli addetti ai lavori
dell'informazione e a moltissimi giovani, personaggio collettivo dai risvolti
seducenti e per questo inquietanti, di sicuro gratuito e dannoso elemento
di disturbo del sistema dell'informazione. Soprattutto la messa a fuoco
delle responsabilita' politiche e culturali di Eco e compagni nell'ispirazione
ideologica dei movimenti controculturali.
Non si tratta del tentativo mitomane di denunciare l'ennesimo complotto
fantapolitico, ma di svelare una strategia culturale e una visione del mondo
che covano nell'Italia di oggi attraverso un linguaggio il piu' semplice
possibile. Lasciamo a Maurizio Blondet il genere letterario della dietrologia
sui complotti nazionali e internazionali, genere caro e proficuo a molti
giornalisti.
2. LO SPETTRO DI GRAMSCI FRA NOI
La cultura di sinistra ha sempre avuto modelli egemonici fin dalla sua formazione:
il totalitarismo marxista, il materialismo come credo del popolo e dello
stato, la forma partito e la relativa propaganda. Alla radice si trova l'egualitarismo
livellatore e il razionalismo tipici dell'Illuminismo. Nelle sue forme piu'
moderne ed avanzate questa cultura totalitaria si e' evoluta nelle vesti
della concezione di "egemonia" di Gramsci, ereditata poi dagli
studi di semiotica e cultura di massa, il cui referente attuale piu' importante
e' come noto Umberto Eco.
Gramsci, fondatore nel 1921 del Partito Comunista d'Italia, ha conquistato
recentemente una rinnovata fama negli ambienti politici e non, occupando
implacabilmente le pagine culturali dei giornali. A parte i maldestri interventi
del ministro Berlinguer, il sessantesimo anniversario della morte e' stata
l'occasione per mostrare la fortuna di cui gode Gramsci nel mondo accademico
non solo italiano. A riattualizzare la sua figura non hanno pensato solo
opinionisti e politici di sinistra ma anche settori della cultura di destra:
sintomo come vedremo di un pensare avventato ed inesperto. Egli e' incensato
come pensatore antesignano della crisi dello stato moderno e come nume di
riferimento imprescendibile per il presente. Peccato che la sua analisi
dello stato europeo ai primi del Novecento fosse compiuta, ma sono in pochi
ad accorgersene, nell'ottica della conquista proletaria del potere. Rimane,
velato, un'influente totalitarismo di fondo che attuali teorici dello stato
democratico stanno inconsapevolmente o meno traducendo nelle nostre forme
politiche. Non si badi agli accademici americani che si potrebbero addurrre
come garanzia: sono paladini solo simbolicamente del liberalismo, di sicuro
meno di quanto si pensa, visti i connotati di nuovo totalitarismo che la
loro societa' di massa sta dimostrando.
Gramsci critica gli stati autoritari ma il suo pensiero non e' altro che
la continuazione sotto spoglie mentite, piu' mansuete e immateriali, degli
stessi meccanismi. E' uno studio del potere nelle sue nuove manifestazioni
e strategie, per dare alla classe proletaria strumenti al passo coi tempi.
Si potrebbe giustificare l'utilita' dei suoi scritti dicendo che comunque
non si tratta di una analisi cinica e machiavellica perche' compiuta secondo
valori politici: ma la prospettiva di senso del materialismo non e' di certo
raccomandabile. Il cinismo e' motivato. Nei Quaderni del carcere viene ripreso
il Principe di Machiavelli, ma ora nelle vesti di protagonista della nuova
scalata di potere si trova il partito comunista. Non si capisce quali suggerimenti
e suggestioni per la modernita' si possano trarre da un progetto politico
di questo stampo statalista e materialmente arrivista.
La stessa letteratura popolare e i nuovi costumi della societa' sono affrontati
in questo orizzonte, che si propone il materialismo storico come concezione
del mondo per il Novecento. Il marxismo di Gramsci sposta l'attenzione dal
livello della struttura economica alla sovrastruttura, considera la valenza
politica della cultura e del costume, della dimensione collettiva di senso,
delle idee e dei valori, la famigerata "egemonia" che una classe
o un gruppo dominante impongono a livello culturale: una visione anticipatrice
della semiotica e del postmoderno. La guida dell'agone politico e' affidata
alla figura dell'intellettuale (il sapiente che possiede la conoscenza della
struttura del reale) che deve sapersi fare dirigente politico.
La strategia gramsciana di propaganda e di conquista della societa' civile
si basa sul controllo delle istituzioni atte alla diffusione della cultura
(dai ministeri centrali alle scuole, dalle grandi tv alle edicole), ma soprattutto
dei costumi popolari, ovvero dell'immaginario e dei discorsi del popolo,
luogo dove i gruppi dominanti devono mediare e negoziare continuamente la
loro autorita' culturale. L'egemonia non e' altro che il modello di cultura
che impera in una societa' e all'interno del quale, in un continuo riequilibrio,
si confrontano, si negoziano e si combattono tutti i valori, le idee, le
credenze. Si badi all'attenzione del vicepresidente del consiglio per il
cinema e i cantanti di musica leggera, che ha pensato bene di mostrare in
passerella a palazzo Chigi. E' il tentativo di usare la cultura popolare
come megafono dei valori materialisti e politici della sinistra.
In questa prospettiva si cala pure il goffissimo tentativo del ministro
Berlinguer di riattualizzare la figura di Gramsci celebrando nelle scuole
pubbliche l'anniversario della morte. Ma nelle polemica che ne e' seguita
si sono sollevati solo vecchi fantasmi, senza ricordare le particolarita'
dei modelli culturali e politici di Gramsci, che ancora oggi si possono
rintracciare. Le contestazioni sarebbero andate a segno se avessero coinvolto
i "gramsciani" attuali: piu' interessante per la situazione attuale
sarebbe stato vedere come gli studi sul ruolo dell'egemonia culturale nella
societa' trovano un continuatore nella figura di Umberto Eco.
3. IL NEOGNOSTICISMO
La nocivita' sottile del pensiero di Umberto Eco non sta solo nelle caratteristiche
laiche e antireligiose, come se ne e' parlato recentemente sulle pagine
di Studi Cattolici e sui giornali. Di peggio, se ne possono cogliere elementi
che si fanno beffa degli stessi principi liberali e democratici. Nella recente
polemica su Eco come novello Anticristo si e' badato solo all'aspetto di
divertissement giornalistico e ad una critica superficiale del suo pensiero.
L'ermeneusi dei suoi testi non ha ancora svelato livelli secondari di lettura:
i modi e le tecniche sottili e potenti con cui si attua non solo una dissacrazione
della religione ma anche dei valori politici, laici e popolari. Non e',
come vedremo, semplice profanazione di temi elevati ma circonvenzione per
altri fini.
Umberto Eco si e' difeso sui giornali evitando gli argomenti e riferendosi
volutamente solo alla ridicola caccia giornalistica all'Anticristo. Ha accusato
quindi i giornali di senzazionalismo, della cronica voracita' per l'evento
a tutti i costi: "l'Anticristo e' la voglia di scoop", ha scritto
Il Messaggero. Una difesa troppo mansueta: evidentemente il desiderio era
di scomparire il piu' in fretta possibile, come sempre, dai dibattiti giornalistici
per rintanarsi nella sua torre d'avorio. La strategia di Umberto Eco e'
sempre stata quella della "guerriglia semiologica", ovvero giocare
e simulare all'interno del mondo della comunicazione, spesso di nascosto,
con gli stessi elementi che pero' questa volta hanno coinvolto lui. Si e'
voluto costruire sulla figura di Umberto Eco quel tipo di intreccio fanta-occulto
che egli stesso tante volte si e' divertito ad usare. Morale: a scherzare
con il "fanta-occulto" prima o poi ci si scotta.
La polemica su Umberto Eco va, per questo, ripulita dalle tinte sataniche
e ricollocata, per svolgerla esaurientemente, all'interno del dibattito
sull'egemonia della cultura di sinistra. E' stato un grosso errore, nella
polemica condotta finora dai credenti, non aver esaminato attentamente i
neo- gramsciani.
Davvero la cultura di parte della intelligencija di sinistra si puo' considerare
gnostica, in particolare quella di Umberto Eco, ma in una accezione piu'
moderna e diversamente nefasta del termine. L'eresia gnostica, come e' risaputo,
riduceva la salvezza dell'uomo ad un atto di conoscenza, screditando le
opere di carita' e arrivando fino a disconoscere la divinita' di Cristo.
Poteva aspirare alla salvezza solo una casta elitaria di sapienti. Nel caso
di Umberto Eco ci troviamo di fronte ad un neo-gnosticismo: non e' la fede
nella conoscenza come itinerario di salvezza, ma nell'arte di saper muoversi
e comunicare in un mondo ridotto ad una matassa amorfa di immagini, segni
e conoscenze, dove possono scampare soli superbi demiurghi che vestono i
panni dell'intellettuale. Nell'epoca, che alcuni filosofi come Eco definiscono
"post moderna", lo gnosticismo assume la forma di manipolazione
delle conoscenze, di gioco con i meccanismi psicologici profondi della comunicazione,
di riduzione del senso a simulazione, di percorsi ermetici nella selva delle
umbrae, in un universo di rimandi cabalistici i cui segreti sono aperti
solo a pochi iniziati.
Si vive in una temperie ecumenica e tollerante, ma la polemica degli intellettuali
cattolici contro l'intelligencija "esoterica" ha un fondamento
di verita'. Libera la scelta del materialismo, dell'ateismo o del laicismo,
ma qui si tratta di figuri che non si limitano a criticare le credenze religiose,
ma le usano, le dissacrano, le circuiscono. Umberto Eco sopra tutti. Servirsi
del sacro, imparentarsi senza riconoscimento, anziche' criticarlo. Si giunge
poi ha compiere la stessa operazione non solo con i valori culturali, ma
anche con quelli politici: con i valori di Verita', Liberta', Democrazia,
Stato, Tradizione.
4. IL MATERIALISMO DI MASSA
La posta in gioco in tutto questo non sono solo la politica e la cultura
in se', ma soprattutto i valori che le fondano, che la sinistra non ha mai
affrontato. Anche perche', a volerlo fare, ne risulterebbe un quadro alquanto
misero. Si parla spesso, e' vero, di liberta', ma come valore negativo:
liberta' da, non liberta' per. Liberta' sulle scelte concernenti la maternita',
l'uso di droghe, la condotta sessuale. Ma non vi e' una proposta positiva.
La morale di sinistra si fonda su valori alienanti: sapere ideologizzato,
astrattezza filosofica, omologazione, solidarieta' universalistica, perdita
di identita'. Non solo valori "laici" quanto pericolosamente materialistici:
fortemente anti-identitari.
Quando ancora esisteva il comunismo si dedicava ai giovani un'educazione
organica all'ortodossia. Dopo il crollo del 1989 sembrano essere rimasti
solo i valori che lo sostenevano e la sinistra ha passato, senza battere
ciglio, i giovani alla grande scuola della cultura di massa, trovando in
essa un'ottima alleata e un capiente serbatoio di voti. Anche perche' la
sinistra non poteva avere i mezzi per interpretare questa transizione storica,
essendo stata colta in controtempo dalla storia. La conversione "liberale"
del PCI nel patinato PDS ha reimpostato e riattualizzato temi e strategie
politiche. Scendere e navigare nel mare della cultura di massa: abbandonare
le vecchie scuole di partito e lasciare che le federazioni giovanili facciano
da guida.
Oggi per i giovani si distinguono le trovate del ministro Berlinguer, i
reportage de l'Espresso e i giochini linguistci del semiologo nazionale
preparati con i suoi studenti. Per tacere delle offerte dei centri sociali
e dintorni. Il danno arrecato dalla sinistra e' l'assecondare acriticamente
la cultura di massa: riduzione dell'individuo ad un numero, semplificazione
estrema, banalizzazione, materialismo. Ed inoltre la ripetitivita' e la
stereotipia della cultura "pop". Un contributo all'angoscia esistenziale
dei giovani.
Un aspetto importante della cultura di sinistra, ma mai affrontato in profondita'
dall'informazione "adulta", e' costituito dal fenomeno del sedicente
movimento "alternativo" e dalla schiera dei "centri sociali
occupati autogestiti", luoghi di produzione di tutte le mode e i costumi
poi imitati da buona parte della societa'. Una panoplia da girone infernale
dove si trovano la musica techno, i raves (in inglese "delirio"),
il trash (letteralmente "spazzatura"), il feticismo, il piercing
(applicarsi monili metallici in qualsiasi parte del corpo), i capelli variopinti,
gli abiti (e gli atteggiamenti) paramilitari, gli impasticcamenti a base
di ecstasy e anfetamine, lo spaccio di hascish e altre droghe. Varie tendenze
con cui i giovani riempiono la loro domanda di felicita', sicurezza, affetti.
Trattasi di movimento la cui concezione della vita, del piacere e della
politica e' legata con il cordone ombelicale alla scuola materialista comunista.
Basta guardare le bandiere e gli striscioni appesi fuori dai loro luoghi
di aggregazione per capirne la filiazione. Movimento molto piu' efficace
della sinistra istituzionale a diffondere la cultura materialista. La prospettiva
e' in comune con la sinistra tradizionale ed istituzionale: respirano dello
stesso retroterra ideologico, la stessa volonta' e lo stesso progetto di
abbattere la Cultura e la Tradizione.
5. L'ULIVO NON ESISTE
I modelli culturali e politici della sinistra si stanno evolvendo ed e'
importante seguirli e comprenderli, nelle nuove forme di fenomeni di massa
e nelle astuzie escogitate. Vogliamo introdurre gradatamente i nostri lettori,
con un linguaggio comprensibile, ad uno studio d'avanguardia rispetto all'attuale
analisi politica ed innovativo per i contenuti e le strategie che affronta.
Ad esempio capitale si prendano le elezioni del 96, che sono state la dimostrazione,
con la vittoria dell'Ulivo, di quanto non sia la semplice presenza televisiva
a determinare il successo di una campagna elettorale. La polemica fasulla
sul controllo politico esercitato da Berlusconi sulle televisioni si e'
rivelata una montatura per demonizzare il nemico. La fortuna di un movimento
politico non dipende dalla finezza del belletto, ma dall'accordarsi o meno
con la volonta' della societa'. Ieri la maggioranza era per Berlusconi,
oggi per Prodi. Cio' non esclude che i partiti ricorrano ad indagini statistiche
sulle aspettative dell'elettorato e ai consigli di esperti massmediologi
per quale immagine adottare. Non si vuole negare che l'immagine abbia un
ruolo importante nelle campagne elettorali di oggi. Ma l'elettorato e' piu'
disingannato di quello che si crede.
La sinistra ha accusato Forza Italia di essere un partito "virtuale",
prodotto solo dal bombardamento pubblicitario televisivo e con una immagine
artificiale e studiata a tavolino. Sappiamo quanto la prima accusa sia debole
e intendiamo mostrare come l'immagine stessa dell'Ulivo non sia cosi' genuina
come si vuol dare a credere.
Forza Italia ha studiato e preparato la sua immagine, ma l'Ulivo non e'
di certo rimasto a guardare, altrimenti non si spiegherebbe la funzione
della schiera di semiologi e massmediologi che circondano Prodi e compagni,
alcuni dei quali sono riapparsi al recente raduno di Gargonza: Umberto Eco,
Roberto Grandi, Carlo Freccero, Omar Calabrese e Maurizio Costanzo, pure
assidui frequentatori di Botteghe Oscure durante le campagne elettorali.
Sono queste le eminenze grigie dell'Ulivo addette al controllo dell'immagine,
alla strategia mediatica e al monitoraggio dell'opinione pubblica. Ad uno
osservatore attento non sara' sfuggito il modo in cui Forza Italia ha proposto
la sua immagine, i valori di cui Berlusconi si fatto portatore: un carattere
forte, l'assicurazione di una salda leadership, il rispetto dei valori tradizionali,
ecc. Pensando a livello di marketing, l'Ulivo ha costruito la sua immagine
esattamente complementare (e si puo' dire subalterna) a quella del Polo,
facendo riferimento all'immaginario e alle aspettative presenti in un'altra
parte dell'elettorato. Romano Prodi bonario, impacciato a parlare, dalle
metafore agresti ed emiliane, e' il risultato della programmazione di Roberto
Grandi, collega di Umberto Eco, che per i servigi offerti alla causa della
sinistra ha ricevuto in premio, subito dopo le elezioni, l'assessorato alla
cultura del comune di Bologna.
Un'immagine materna quella di Prodi, premurosa e protettrice, mansueta,
non portata alla polemica e al sarcasmo, a tratti istintiva, esattamente
il contrario del Berlusconi paterno, decisionista, polemista e critico,
sempre padrone di se' e carismatico. Il "buonismo" e' stata un'immagine
che ha conquistato milioni di elettori, insieme a quella di un PDS liberale,
costruita pazientemente da D'Alema e Veltroni insieme a Umberto Eco, Costanzo,
Calabrese e Freccero. Si pensi poi al mito americano di Veltroni: venerare
l'icona di Kennedy dopo aver venerato quelle di Gramsci e Togliatti. Una
conversione fin troppo rapida ma efficace: contaminare l'immagine della
sinistra con il facile democraticismo dei Kennedy americani, una affidabile
e famosa icona popolare, santificata solo da un tragico assassinio. Si legga
a proposito il libro di Grandi Prodi, una campagna lunga un anno, in cui
compaiono tutti i nomi e i dettagli di questa grandiosa operazione.
In definitiva, pare proprio che l'Ulivo non esista: una sigla virtuale che
copre una maggioranza fittizia per un governo precario: una politica del
vuoto.
6. LA BESTIA DI UMBERTO ECO
Tutti i giorni un osservatore navigato puo' seguire le manovre di disinformazione
sui media ad opera della "onesta" sinistra, ma loschi movimenti
si notano anche in altri campi dell'informazione, pratiche di sabotaggio
che sembrano provenire dagli ambienti del cosiddetto "movimento alternativo",
di cui mostreremo la diretta filiazione dalle idee dei massmediologi dell'Ulivo.
Nei primi mesi del 1997, i giornali italiani hanno trattato spesso del caso
"Luther Blissett", fenomeno sociale dilagante su cui vogliamo
convergere la nostra attenzione, anche se seguirne le apparizioni giornalistiche
non rientra nelle nostre aspirazioni.
Domenica 2 marzo, quotidiani come La Repubblica e Il Messaggero preannunciavano
che a TV7, settimanale del TG1, sarebbe stata rivendicata una beffa perpretata
da un "gruppo di burloni" chiamato "Luther Blissett"
ai danni di giornali e telegiornali. Si legge che costoro, per un annno
intero, avrebbero seminato il panico nel viterbese organizzando false sette
sataniche, scrivendo lettere pseudonime ai giornalisti e facendo ritrovare
verosimili resti di messe nere. I giornali locali, il Corriere di Viterbo
e la Cronaca di Viterbo, cadono nel tranello e amplificano una insofferenza
per i fenomeni di satanismo presente in Italia da anni. Il tutto e' stato
poi smascherato a TV7 da giornalisti che in qualche modo avevano avuto contatti
con il fantomatico gruppo, mostrando la versione integrale di un falso filmato
nel quale pareva venisse stuprata una ragazza durante un rito satanico.
Sull'onda della notorieta' acquisita, giovedi' 13 marzo La Repubblica, Il
Messaggero e Il Tempo riportavano la notizia del processo al gruppo romano
di Luther Blissett per un happening su un autobus nel giugno '95, conclusosi
con una denuncia dei Carabinieri. Processo poi trasformato in performance:
con un transessuale a presiedere la conferenza stampa e gli imputati finanziati
e vestiti da uno stilista romano. Il Tempo li ha definiti "avanguardia
artistico-culturale" e "seguaci del caos dei media", ma conosceremo
in breve la loro vera natura.
Affermiamo, in breve, che Luther Blissett e' un parto della mente malata
e nefasta di Umberto Eco: se non ne e' l'artefice diretto, sicuramente ne
e' il primo responsabile e ispiratore. Con questo non si vuol dire che dietro
le attuali azioni di Luther Blissett ci sia Eco: sarebbe pura mitomania
complottistica. Il progetto e' stato congegnato per vivere di vita propria,
una sorta di Golem che prosegue autonomamente contagiando gli entusiasmi
e gli animi dei giovani come una peste. A quanto pare si tratta di un nome
collettivo che chiunque e' invitato ad usare ed e' naturale che si diffonda
velocemente. Vi e' una fortissima somiglianza e precise coincidenze tra
l'opera di Umberto Eco e la fisionomia di Luther Blissett nelle sue originarie
apparizioni.
7. UN MIX STRAORDINARIO TRA INTERNET
E I TEMPLARI
Questa ricostruzione nasce dalla collaborazione tra lettori con frequentazioni
letterarie alquanto diverse, e perlomeno strane, come i libri usciti con
la sigla Luther Blissett, per Mondadori (ma si dice che si tratti di una
beffa), per l'editore di tendenza Castelvecchi e per la AAA edizioni, nonche'
alcune riviste. Non vuol essere un'indagine poliziesca, solo un fugace avvertimento:
lasciamo ai lettori approfondire sui testi la loro curiosita'.
In principio vi e' la somiglianza sospetta e sostanziosa tra i Il pendolo
di Foucault di Umberto Eco e il progetto Luther Blissett. Il romanzo di
Eco e' gia stato a suo tempo al centro di polemiche a proposito del suo
messaggio decadente e fatalista. Riprendiamone l'intero contenuto e confrontiamolo
con l'opera di Luther Blissett.
La trama. Nel 1968, un gruppo di intellettualini milanesi, frequentatori
della contestazione universitaria e redattori di una casa editrice, si ritrovano
coinvolti per caso in una ricerca che insegue un fantomatico Piano esoterico
mondiale per la conquista del potere. Il Piano, ricostruito per congetture
storiche, attira la morbosita' di fanatici e procura gratuiti omicidi, mentre
i nostri si improvvisano fallimentari hard-boiled da noir americano. Il
romanzo si conclude a Parigi con l'impiccagione di uno dei protagonisti
al noto pendolo di Foucault da parte di una folla delirante di maghi, ciarlatani,
massoni e fatucchiere nel tentativo di strappargli il Segreto dei Segreti,
di cui erano certi che egli ne fosse il custode.
Dispiegando la narrazione, l'esoterismo e le tradizioni religiose vengono
coinvolte ed utilizzate da Umberto Eco alla stregua di leggende da rimanipolare
e concatenare in un artificioso scenario demente: la stessa operazione compiuta
da Luther Blissett nel contaminare con i suoi temi materialisti l'immaginario
della tradizione religiosa e dell'esoterismo nobile.
Come prima prova, si danno personaggi e temi, piu' o meno storici, usati
dai nostri due autori a volte con le stesse parole, componendo un immaginario
di rifermento costante: cavalieri Templari, Rosacroce, Graal, Apocalisse,
Dolciniani, Conte di San Germano, Savi di Sion, Agarttha, Massoneria, Cagliostro,
Alchimia, Illuminati di Baviera, Celti, Druidi, Stonehenge, Belteine, Leylines,
Omphaloi, Correnti Telluriche, Ellenismo, Ermetismo, Neoplatonismo, Cabala.
Chi si trovi a sfogliare i libri e gli articoli di Luther Blissett, ne puo'
appurare la filiazione da Il pendolo di Foucault.. Uno dei temi preferiti
sono i cavalieri Templari, trasformati in protomassoni depositari di conoscenze
magiche e sapienze "psicogeografiche" e architettoniche. Il Piano
prende avvio proprio dai Templari. L'Espresso scrisse a proposito di Luther
Blissett: "Un mix straordinario tra Internet e i Templari", che
potrebbe essere, non casualmente, il perfetto ritratto di Eco.
Si noti come, nel romanzo, il personaggio di Ardenti, colui che innesca
la psicosi del Piano, sia un ex fascista collaboratore delle SS. Eco non
e' riuscito a trattenersi dal rinnovare l'odio della sinistra rossa del
passato e lo ha trasferito alla sinistra del pensiero debole di oggi, persino
con un personaggio romanzesco. Questo nonostante non risparmi critiche per
il movimento del '68 e la conseguente lotta armata: "Mi trovai in mezzo
alla Rivoluzione, o almeno alla piu' stupenda simulazione che mai ne sia
stata fatta". Eco critica le ideologie e i movimenti come il '68 in
quanto mito, simulazione per la massa, e ne accetta le conseguenze, ovvero
l'impossibilita' di ricostruire una politica sui valori tradizionali. Poiche'
la scena politica si e' ridotta ad uno scontro fra simulacri, non rimane
che stare al gioco e aumentare il caos con miti e icone pensate a tavolino.
Il Piano stesso, nella sua illusorieta' e' la metafora delle ideologie che
hanno ingannato gli uomini. Ma lo stesso trattamento e' riservato alla religione,
alla cultura e alla storia. Eco scherza con le religioni e soprattutto con
il Cristianesimo, introducendo nel romanzo i Vangeli come una competizione
narrativa fra quattro scrittori antichi che viene poi "presa sul serio".
In un altra versione, Gesu' e Maria sono miti celtici e il Graal e' presentato
come utero della Maddalena moglie di Cristo! Si dissacra cosi' anche l'esoterismo
nobile, una venerabile tradizione umanistica in armonia con lo studio della
natura: il senso del mistero e del segreto ne emergono solo come paranoie
da invasati.
Per Eco e' impossibile una storiografia, non credendo nella distinzione
obiettiva tra vero e falso. Il caso del processo ai Templari sta a significare
l'impossibilita' di ricostruire la storia veritiera di un evento. E' la
prospettiva tipica del "post-moderno" e del pensiero debole: il
mondo ridotto ad un caos di immagini, derive di senso, concatenamenti di
testi e ibridi di culture. La Verita' e' in un gioco. Una visione che conduce
diritto al pessimismo materialista di Eco: l'uomo e' immerso in un caos
di segni e immagini che rendono impossibili la cultura e i valori come li
abbiamo conosciuti in passato. Sedotti dal turbinio telematico non rimane
che rassegnarsi al meticciato selvaggio, ovvero allo smarrimento dell'identita'
culturale. Il romanzo si sposta infatti dall'Italia al Brasile, luogo di
meticciato, di ibridazione incontrollata di culti e sette provenienti dal
popolo, che contaminano e abbattono la cultura tradizionale. Eco si lancia
in un elogio dei culti artificiali brasiliani, metafora del sincretismo
postmoderno: "Le potenze del sincretismo sono infinite [...] e' il
loro modo di opporsi alle forze dominanti". E' il modello di Luther
Blissett: tribu' metropolitane di subculture irrazionali che assediano la
Cultura. Caos in cui gongola il Multiplo Eco .
I Templari e i Rosacroce, leitmotiv della letteratura di Eco, sono elevati
a modelli di mitopoiesi collettiva. I cavalieri Templari ne rappresentano
il primo caso storico. Le accuse di segretezza e nefandezze inventate ai
fini del processo innescano un mito sincretico in cui confluiscono varie
tradizioni del cristianesimo e dell'esoterismo. Come la confraternita dei
Rosacroce, che a seconda dell'angolo di visuale assume un aspetto diverso:
finzione di societa' segreta diffusa negli ambienti teologici e politici
del 1600, "ludus" di J.V.Andreae, creatura dei Gesuiti, follia
collettiva sulle societa' segrete. Ma quasi sicuramente si tratto' di una
simulazione politica all'interno del cultura del tempo per attirare attenzione
grazie all'aura di mistero e scatenare polemiche ad hoc.
A proposito di simulazioni, il romanzo di Eco e' attraversato e sorretto
dall'espediente narrativo delle esche mediatiche, ovvero dicerie e piani
che i protagonisti diffondono per controllare il comportamento di altri
(Il progetto Hermes, il Piano, ecc.). La strategia tipica di Luther Blissett:
lanciare nei media messaggi costruiti, falsi, per creare disorientamento,
disinformazione, scompiglio, catalizzare l'attenzione e manipolare ebeti
giornalisti. Una pratica politica inquietante ha sostituito il confronto
pubblico e democratico: la manipolazione tramite messaggi. La frase piu'
trasparente a riguardo e': "Se temi un complotto, organizzalo, cosi'
tutti quelli che potrebbero aderirvi cadono sotto il tuo controllo".
E' il caso della Sinarchia: gettare al popolo la storia di un complotto
funziona sempre. Luther Blissett e' una neoteoria del complotto, data in
pasto alle masse ma guidata da dietro le quinte, controllandone i contenuti
e la popolarita'.
Nella confessione finale di Belbo il furore mitopoietico di Eco si scatena
e vi si intravede lo spettro di un progetto che uscira' dalle pagine della
finzione. Il delirio di onnipotenza che puo' spingere l'uomo a desiderarsi
e sentirsi Creatore e che ovviamente non puo' che sfogarsi in una visione
simulata del mondo: "Stiamo gradatamente ricostruendo la storia del
mondo", "Stiamo riscrivendo il Libro. Mi piace, mi piace",
"Quid est veritas? noi". La mitopoiesi, come la vogliono Eco e
il Multiplo, consiste nel riscrivere la Storia, produrre immaginario e leggende
che influenzino le masse.
La confessione di Belbo: "Inventare un Piano: il Piano ti giustifica
a tal punto che non sei neppure responsabile del Piano stesso. Basta tirare
il sasso e nascondere la mano". "Se proprio bisogna credere, che
sia una religione che non ti fa sentire colpevole. Una religione sconnessa,
fumigante, sotterranea, che non finisce mai. Come un romanzo, non come una
teologia". "Vivere come se un Piano ci fosse: la pietra dei filosofi".
"Creare un'immensa speranza che non possa mai essere sradicata perche'
la radice non c'e'. Degli antenati che non ci sono non saranno mai li' a
dire che hai tradito. Una religione che si puo' osservare tradendola all'infinito.
Come Andreae: creare per gioco la piu' grande rivelazione della storia e
mentre gli altri vi si perdono, giurare per il resto della tua vita che
non sei stato tu. Creare una verita' dai contorni sfumati: non appena qualcuno
cerca di definirla, lo scomunichi. Giustificare solo chi e' piu' sfumato
di te. Perche' scrivere romanzi?
Riscrivere la Storia. La Storia che poi diventi". "Inventare,
forsennatamente inventare, senza badare ai nessi, da non riuscire piu' a
fare un riassunto. Un semplice gioco a staffetta tra emblemi, uno che dica
l'altro, senza sosta. Scomporre il mondo in una sarabanda di anagrammi a
catena".
8. SEGNI, INDIZI E ABDUZIONI
A queste prime somiglianze e coincidenze, quasi per caso, si collegano altri
riferimenti, grazie anche a segnalazioni provenienti dal bolognese. Ovvero
che: Eco insegna da anni all'universita' di Bologna, citta' d'origine e
d'azione del progetto Luther Blissett. Eco e' un cultore di Internet (rete
di proliferazione ed elezione del fenomeno Luther Blissett), tanto da essere
definito dai giornali il "prof. Internet". Inoltre e' strepitosa
la somiglianza caratteriale e "strategica" tra Eco e Luther Blissett:
Eco e' molto restio ad apparire in televisione, sceglie la carta stampata,
lavora dietro le quinte e comune e' il rifiuto dello star-system e della
visibilita' del singolo. Ma Eco sa bene che un'assenza integrale si riproduce
in fama per l'attenzione e i discorsi che induce, cosi' come l'anonimato
di Luther Blissett si rovescia in una forte notorieta'.
Un'altra traccia palese. Eco si e' spesso divertito a giocare con nome multipli
e pseudo-autori. Si pensi al Conte di S.Germano che compare ne Il pendolo
di Foucault, sorta di nome collettivo trans-storico che chiunque puo' adottare,
ingigantendo cosi' la leggenda della sua immortalita' e della sua ubiquita'.
L'esempio piu' importante e' comunque Milo Temesvar, psudoautore inventato
da Borges per beffe editoriali e culturali (sic!) e poi assunto e presentato
da Eco nei suoi libri (vedi Apocalittici e integrati), citandolo pure tra
gli ispiratori de Il nome della rosa. E' cronologicamente il primo prototipo
di nome multiplo. Fra l'altro, Eco e' docente all'universita' di Toronto
(la cui labirintica e gigantesca biblioteca ha ispirato quella de Il nome
della rosa) a cavallo degli anni '80, proprio nel periodo di sperimentazione
di un artista multiplo negli ambienti della pittura e della musica d'avanguardia
canadesi, che Luther Blissett riconosce come uno dei suoi precursori.
"Coincidenze" luminose. Un nome come Luther Blissett poteva coniarlo
solo Eco. Come vedremo solo un attento studioso e sostenitore della cultura
di massa poteva scegliere, per creare un personaggio collettivo, il nome
di un ex-calciatore di una squadra popolare. Il "vero" Luther
Blissett e' stato un giocatore inglese del Milan nella stagione 1983-84:
un giocatore nero, cosicche' la scelta e' stata anche politicamente corretta.
E solo un appassionato di ermetismo poteva dare l'esatta lettura cabalistica
delle iniziali che hanno perseguitato la stampa in questi anni. Nella cabala
la tecnica del notariqon consiste nel ricavare i significati secondi e metafisici
di una parola usandone le lettere come iniziali di altre parole. Questa
tecnica e' stata chiaramente applicata anche al nome multiplo.
Leggiamo direttamente dai sacri testi: in Alla ricerca della lingua perfetta
(1993), pag. 33: nella cabala "l'ultima lettera di LB (cuore) e' la
prima di Binah (intelligenza)"! Il giocoliere cruciverbista, non poteva
lasciarsi sfuggire una tale finezza nel coniare il nome: Luther Blissett=cuore!
E ormai non ci sorprende piu' a scoprire che il simbolo del Multiplo e'
proprio un cuore, come si puo' appurare dalle sue prime pubblicazioni, quando
ancora il fenomeno era conosciuto pochissimo.
9. IL SUPERUOMO DI MASSA
Eco, si diceva, e' stato tra i promotori del materialismo di massa: Apocalittici
e integrati (del 1964) e' tra le prime esplorazioni e colonizzazioni del
campo: apologia della cultura di massa contro "anacronistiche"
difese a oltranza della tradizione. Si propone di contaminare cultura alta
e bassa, rielaborando completamente la concezione della prima. Il nuovo
luogo della Cultura, la nuova forma di fruizione e' quella creata dai nuovi
mezzi di comunicazione di massa, in primis la televisione. E' la entusiasta
deflagrazione della cultura "pop", l'unica veramente seguita dalle
masse: cinema, fumetti, canzonette, moda, consumismo. Di conseguenza e'
qui che si sposta l'agone sociale, il luogo dove si confrontano e negoziano
valori e credenze. La critica e' rivolta agli "apocalittici",
ma Eco, alla fine, ne esce completamente "integrato", nonostante
con piglio accademico ci voglia rassicurare del contrario.
Eco considera centrale studiare tutte le forme culturali, compresa la religione
e la politica, come processi di mitizzazione: "mitizzazione come simbolizzazione
inconscia, identificazione dell'oggetto come una somma di finalita' non
sempre razionalizzabili". Anche il Cristianesimo e la passione artistica
sono generi dei miti collettivi, grandi o piccole costruzioni sociali a
cui i nostri desideri anelano. Fedele alla concezione di Marx dell'uomo
come sovrastruttura, come pura determinazione di processi sociali ed economici.
Eco sostiene che la mitopoiesi e' tipica della societa' di massa: miti intorno
ai quali si concretizzano le credenze e le aspirazioni esistenziali e politiche.
La mitopoiesi nasce dal basso ma e' informata dall'alto, dai "persuasori
occulti", politici e non, esperti sciacalli degli umori collettivi.
Eco sa bene che la societa' di massa a livello politico cede facilmente
ai miti, soprattutto in una societa' molto complessa, dominata da una pervasione
babilonica dei media e dei prodotti della cultura "pop". Conosce
il modo di produrre un'immagine mitica e poi diffonderla: strategia subdola
che non ha mai denunciato pubblicamente, ma usato in silenzio.
Eco afferma che la cultura pop ha la capacita' di persuasione dei miti del
passato, ed e' su questa potenzialita' che si innesta il progetto Luther
Blissett. Eco sa bene che i simulacri, gli idola della cultura "pop"
hanno la capacita' di entrare nella mente e nei comportamenti delle persone,
di produrre segni duraturi nella cultura e nella politica. In questo senso
considera "Superman modello di eterodirezione", cioe', in parole
meno tecnicistiche, di persuasione delle masse. E qui si effonde nella spiegazione
di come i miti culturali e politici persuadono le masse a livello emotivo
e non razionale, modulando l'immaginario inconscio. L'emulo di Superman
oggi, a livello politico? Luther Blissett, la scelta politica di Eco: una
volta per tutte un effettivo persuasore occulto.
Col tempo la scienza si affina e nel 1968, con La struttura assente, si
delinea la prima teoria semiotica, che attraverso il semplice concetto di
segno tenta di spiegare ogni cosa. Non solo il linguaggio e l'economia,
ma anche l'ideologia e' considerata semiotica. Agire sui segni e sulle immagini
e' agire sui pensieri, sulle credenze politiche. La cultura e la politica
si riducono ad un insieme di immagini persuasive: valori e passioni sono
alla merce' dei segni. Nel grande calderone pansemiotico finisce anche l'architettura,
anzi, scusate, il segno architettonico, visto come comunicazione e costruzione
politica, organizzazione urbana, metafora solida della semiotica. L'architettura
denota "una funzione pratica" e connota "una ideologia globale".
L'architettura e' un modo della comunicazione di massa e "si muove
in una societa' di merci". Il discorso architettonico e': "persuasivo,
psicagogico, fruito nella disattenzione, interpretabile in modo aberrante".
Una chiarissima filiazione lega questa teoria alla "psicogeografia"
di Luther Blissett: un pensiero puerile che considera l'architettura una
pericolosa "ideologia dominante" da combattere per instaurare
uno spazio da variare a piacimento: ma in che modo? Seguendo questo filone
esoterico e sovversivo del pensiero di Eco si giunge a Per una guerriglia
semiologica (1973), in I costumi di casa, ora praticamente introvabile.
Si tratta di una delle piu' potenti teorizzazioni della sinistra marxista
nel campo della comunicazione e della cultura di massa, sull'onda del movimentismo
"creativo" del '68. In questo testo si analizza la divergenza
che spesso emerge a livello politico e culturale tra i codici di chi ha
il controllo della comunicazione e i codici dei pubblici che ricevono il
messaggio. Disparita' dovuta a differenti livelli di educazione culturale
o a scelte politiche coscientemente contrastanti quelle dominanti. Naturalmente
il riferimento e' alla situazione dei paesi occidentali appena usciti dal
sessantotto. Considerata la disparita' di codici tra i partiti dominanti
e alcuni soggetti politici, Eco propone non di cercare un dialogo, una convergenza
tra visioni differenti, ma di mettere in risalto la massima divergenza in
modo da far esplodere le differenze ideologiche (e possibilmente l'intero
sistema delle istituzioni). Non si cerca il confronto critico e aperto ma
la provocazione del caos e l'esasperazione dei conflitti in modo da renderli
insopportabili e far crollare tutti i rappori istituzionali. Sabotare il
sistema, portandolo al massimo di giri, non semplicemente intralciandolo.
Lo stesso programma che si propone il Multiplo con le sue incursioni su
tv e giornali, mantenendo la tradizione dell'etica dei movimenti extra-parlamentari.
Non la conquista delle poltrone che controllano i mezzi di comunicazione
(cosa a cui peraltro ha pensato l'Ulivo), ovvero non il controllo della
fonte, ma del pubblico, in modo da indurlo al rifiuto "rivoluzionario"
del codice dominante.
Luther Blissett riproduce questa strategia nei confronti dell'immaginario
collettivo, catalizzando le attese dei giovani, seducendoli in una adorazione
quasi religiosa della sua icona: un superomismo corrotto.
Per fare un mito ci vuole almeno un semidio. Eco, per produrne un surrogato,
si ingegna nel 1978 nel suo studio intorno a Il superuomo di massa, che
descrive come sono nati e come si costruiscono i miti "pop", soprattutto
letterari. Tutti i romanzi di Eco rispecchiano questa tecnica: pastiche
di stereotipi che strizzano l'occhio al lettore, bricolage controllatissimo
dell'intreccio e della psicologia dei personaggi, opere di ingegneria narratologica,
mai una letteratura che nasca dalla passione, dall'emozione, solo fredda
costruzione. A questa sapienza dell'ingegneria sociale si aggiunge una lettura
volgarissima (nel senso di vulgus) del tema del superomismo, suggerita dalla
buon'anima del sempreverde Gramsci: ipse dixit: "In ogni modo pare
si possa affermare che molta sedicente "superumanita'" nicciana
ha solo come origine e modello dottrinale non Zarathustra, ma il Conte di
Montecristo di Dumas". Il mito di massa come modello dell'oltreuomo.
L'Ubermensch che interessa Eco non e' l'uomo che voglia superare se stesso
ma un mito per le masse da ammirare ed imitare passivamente. Dopo le ideologie
di massa e' ora il tempo delle star di massa: Eco si e' adeguato ad un nuovo
modo di diffusione ideologica e Gramsci insieme a lui dimostra di non capire
affatto Nietzsche, ma di capire come far propaganda. E' il progetto del
passaggio da una sinistra ideologica a una "postmoderna", "mediatica".
E' filosofia degenerata a delirio: secondo Gramsci ne Il conte ci Montecristo
di Dumas ci sono "i germi di quella figura del Superuomo che la filosofia
avrebbe inventato solo piu' tardi". Come se l'Ubermensch, nell'accezione
piu' prometeica, tragica, filologicamente nietzschiana dipendesse da banali
miti di massa. Ma se si vuole conquistare la coscienza della massa ci vuole
un superuomo, un idolo piu' che una ideologia: ricordiamo che Luther Blissett
si e' sempre proposto come personggio non come ideologia o movimento. Luther
Blissett e' il nuovo superuomo di massa.
Dalla teoria semiotica si arriva, nel 1991, all'universo ermetico e pansemiotico
de I limiti dell'interpretazione. Eco non si accontenta della visione postmoderna
del mondo come caos di vuote simulazioni. Il suo universo e' il sogno ermetico,
e' la pansemiosi neoplatonica e cabalistica: tutto e' segno di qualcos'altro,
in una catena di molteplici legami e rimandi senza la minima armonia o volonta'.
Ma: "Tutto si tiene", anche se non si capisce come. Cade il principio
di non contraddizione e quello di identita': e' la crisi del Soggetto ma
soprattutto della Verita', ci si libra nell'equivalenza del Vero e del Falso.
Foraggio teorico per le campagne ostili di tanti movimentucoli contro l'identita',
l'Io e la Verita'. Il Multiplo sguazza in questo universo: monta storielline
esoteriche dove Templari e Druidi incontrano Marx, Marcos e satanisti sparsi,
convinto di creare senso ed educare menti inebetite dai media. La verita'
per Eco e' concatenare in modo selvaggio e arbitrario temi e personaggi
della tradizione culturale. All'illuminazione neognostica puo' aspirare
solo chi riesce a districarsi tra tali nodi, velami, trappole, beffe, macchinazioni.
Altro strumento indispensabile per la navigazione in cotanto mare e' la
"deriva illimitata di senso", teorizzata sulla scorta di Pierce,
che porta ad aprire un'opera fin troppo aperta. Ed e' la stessa "deriva"
tanto cara a Luther Blissett.
Nell'universo ermetico ha un ruolo importante il segreto, descrizione psicologica
che Eco riprende da Il segreto e la societa' segreta di Simmel. Luther Blissett
e' l'applicazione di questa strategia: le beffe sfruttano l'inverificabilita'
delle notizie, ma soprattutto la cortina di anonimato e di segreto intorno
ad un nome collettivo non fa che attirare attenzione morbosa. Paradossalmente
un soggetto anonimo guadagna cosi' grande diffusione. Eco deride i dietrologi
ma sa sfruttare delle masse la fascinazione per il segreto. Anche qui si
cita il caso dei complotti giudaici e dei Protocolli dei savi Anziani di
Sion, complotti inesistenti prodotti ad hoc a fini politici. Un buon tirocinio.
L'iniziazione ermetica culmina con Alla ricerca della lingua perfetta del
1993. Oltre al gia' citato riferimento alle ascendenze ebraiche del nome
del Multiplo e delle famose iniziali, si trova la definitiva beatificazione
dei Rosacroce come modello. Eco li cita in ogni libro. Affinita' elettiva,
tanto da scrivere la prefazione alla Storia dei Rosacroce di Paul Arnold.
Non si sa nulla di preciso su come siano nati: l'ipotesi citata da Eco e'
che siano creatura dei gesuiti "per insinuare elementi di spiritualita'
cattolica all'interno del mondo protestante". Il meccanismo del "collegio
invisibile" e' semplice: essendo anonimo e pubblico si crea una fama
nebulosa e indistinta che si difonde senza alcuno sforzo. Una strategia
del segreto. Il prototipo elettivo per il progetto Luther Blissett di Eco:
"ludus" e "fictitium", un gioco mediatico per insinuare
elementi destabilizzanti nei media, che pero' puo' produrre conseguenze
spiacevoli.
Nel finale Eco compie il giustificato elogio della babele linguistica, ovvero
delle singolarita' nazionali e regionali, ma tradisce la difficolta' di
accettare che le singole lingue nazionali godano di vita propria. E' la
volonta' di ricostruire una lingua universale in cui tutte si annullano,
volonta' di dominio unificatore testimoniata dalla sua semiotica, dalla
costruzione scientifica dei suoi romanzi. E' ancora lo spirito cosmopolita
e livellatore dell'Illuminismo e del Marxismo. L'Identita' Universale dove
le particolari devono annullarsi.
10. NON NATO DA DONNA
Con questo studio abbiamo fatto qualcosa che ancora nessuno aveva fatto
prima di noi. Finora tutti hanno evitato di guardare in faccia il fallace
simulacro della filosofia di Eco e compagni.
Il Multiplo costituisce una evoluzione della sinistra tradizionale: abbandonato
l'impegno politico partitico o movimentistico, si abbraccia lo studio della
semiotica e dei mass-media e si sperimenta una sinistra che potremmo definire
"post-moderna", dedicata a forme poco democratiche di militanza,
come il segreto, la cospirazione anonima e le beffe diffamatorie, sfruttando
la grande forza di pervasione della cultura di massa e dei mezzi di comunicazione.
Il progetto Luther Blissett, guarda caso, comincia a svilupparsi dopo la
vittoria di Silvio Berlusconi alle elezioni del '94: l'intelligencija dei
progressisti, nella veste di Eco, pensando di aver perso per non avere controllo
sulle televisioni, comincia a pensare a modi di persuasione occulta. Il
progetto Luther Blissett esplode come fenomeno di massa poco prima delle
elezioni del '96 vinte dall'Ulivo, elezioni in cui Umberto Eco, Roberto
Grandi (collega e amico del Migliore), Omar Calabrese e Carlo Freccero fanno
da consulenti di immagine e strategia mediatica per l'Ulivo e frequentano
Botteghe Oscure. Come si legge nel libro di Grandi su Prodi, Eco e' stato
uno dei primi ad accorrere a consigliarlo e a stilare con i suoi assistenti
documenti riservati. Si e' voluto approntare tutte le armi disponibili ed
esplorare tutti i campi.
Eco, prima di altri in Italia, ha spostato la sua attenzione alle nuove
tecnologie (i media conosciuti ormai non bastano piu'). Da recenti interviste
sembra che la sua preoccupazione politica sia di scongiurare in Italia i
cosiddetti "proletari di Internet", ovvero coloro che non possiedono
computer, mezzi e conoscenze per permettersi di navigare e comunicare in
rete. La parola 'proletari' la dice lunga sul ruolo e gli intenti che questi
dovrebbero avere nella rete. Ma Eco insegue un'illusione da tecnocrate di
sinistra: e' proprio sicuro che la prima preoccupazione di milioni di italiani
sia poter perder tempo in Internet? E soprattutto cosa puo' accadere di
cosi' nefasto se milioni di italiani non sanno o non vogliono partecipare
alla mondanita' virtuale?
Luther Blissett e' un progetto inquietante perche' basato su una forma subdola
ma ormai diffusa, destabilizzante e settaria di azione, che potrebbe affascinare
pericolosamente i giovani, come in passato l'impegno politico extraparlamentare
e clandestino. Manifesta dunque solo in superficie una diversa conoscenza,
per sedurre piu' sicuramente e senza impedimenti i giovani.
Eco e Ulivo da una parte e Luther Blissett e i centri sociali dall'altra
condividono uno stesso progetto e comuni radici ideologiche: materialismo
storico e laicismo di basso rango, imposti con strumenti di propaganda egemonici.
Basta guardare i centri sociali con le loro acclamate tendenze inumane,
come rave, impasticcamenti e piercing, e la sinistra istituzionale con la
ghettizzazione della cultura religiosa e tradizionale e della liberta' di
educazione e insegnamento. Gia' da cio' dobbiamo concludere che la loro
filosofia e' un vano sogno, e che per questo ha prodotto tanta futilita'
e vuotezza.
Invitiamo tutti coloro che hanno letto questo pamphlet a divulgarlo e a
riprodurlo liberamente con il fine di inaugurare in ogni ambito una discussione
approfondita sullo stato della cultura e della politica in Italia. Soprattutto
chi e' impegnato nel mondo della cultura e dell'informazione dovrebbe sentire
la responsabilita' di sensibilizzare la societa' a questi temi. La cultura
italiana non deve essere lasciata all'austera erudizione della sinistra
o alle nuove mode di sedicenti trasgressivi. Proviamo ad attaccarla per
saggiare le potenzialita' di difesa e studiare il suo tallone d'Achille,
smuovendo il pantano delle inutili e ripetitive pagine culturali dei giornali.
Nostro compito e' di gettarci direttamente sui Maestri dell'Inganno e strappare la loro tela
.